In occasione della Giornata della Memoria, le classi 1 e 2 C sono state coinvolte in un’interessante attività formativa , organizzata in aula anfiteatro e coordinata dal tecnico di laboratorio signora Marcella Cancedda. Le classi hanno rielaborato l’esperienza e prodotto i seguenti elaborati
Il 27 gennaio è la Giornata della Memoria, data in cui l’esercito russo liberò il primo campo di concentramento alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Ogni anno, in occasione di questa giornata, vengono svolte varie attività (in particolare nelle scuole) che servono non solo per ricordare le vittime, ma anche per farci riflettere sulla gravità dei fatti accaduti.
Quest’anno abbiamo assistito ad una lezione particolare in auditorium: il tecnico Marcella Cancedda ci ha raccontato la storia di Primo Levi, un chimico e scrittore di origine ebraica che riuscì a salvarsi dopo l’esperienza nel campo di concentramento di Auschwitz. Egli scrisse diverse opere subito dopo aver vissuto quella terribile esperienza e in particolare abbiamo approfondito una parte del libro “IL SISTEMA PERIODICO DEGLI ELEMENTI”, in cui Primo Levi racconta per ogni elemento della tavola periodica un episodio della sua vita. La relatrice ci ha spiegato come Primo Levi (e in generale coloro che vivevano nei campi) soffrisse la fame: “noi non eravamo normali perché avevamo fame” è una frase che mi ha fatto riflettere tanto perché sicuramente per noi sarebbe improbabile soltanto immaginare una situazione del genere e mi ha fatto capire quanto siamo fortunati.
Primo Levi, però, grazie al suo amico Alberto, alla sua intelligenza e alle sue conoscenze scientifiche, riuscì in seguito a numerose prove a procurarsi una razione di pane al giorno. Questo fu possibile anche perché egli lavorava nell’azienda chimica Buna-Werke e conosceva il tedesco, dunque aveva più possibilità di “rubare per mangiare”. Inizialmente trasformò la paraffina (un derivato del petrolio) in acidi grassi, successivamente provò a mangiare il cotone idrofilo cotto sulla piastra e la glicerina vegetale, ma ovviamente nessuno di questi “alimenti” era per lui gradevole. Un giorno, durante alcuni bombardamenti, trovò dei piccoli barattoli senza etichette che riuscì facilmente a portare nel campo (questo fatto insospettì Primo Levi in quanto i tedeschi erano precisissimi): ne totalizzò ben 40, da cui ottenne 120 pietrine. All’ interno vi era ferro-cerio, materia di cui sono fatte le pietrine per accendisigari e, visto che all’interno del cantiere vi era un’industria clandestina di accendini che venivano venduti alle persone importanti, i due amici decisero di trasformarli in pietrine da usare per la produzione di accendini. Successivamente iniziarono le cosiddette “marce della morte”, in cui tutti i detenuti venivano portati via e probabilmente uccisi; solo chi era ammalato veniva esonerato da questo massacro. Alberto partì senza tornare più e non restò alcuna sua traccia, mentre Primo Levi riuscì a salvarsi in quanto si ammalò proprio in quel periodo: venne dunque liberato insieme a circa 7000 persone il 27 gennaio 1945.
Questo racconto mi ha fatto riflettere sull’orrore che hanno vissuto milioni di persone che, senza avere una colpa, sono state ingiustamente uccise solo perché classificate come sbagliate. Mi auguro che attività di questo tipo possano sensibilizzare i giovani per fare in modo che eventi del genere non si ripetano più nella storia. Mi sono resa conto dell’importanza della libertà e anche dello studio, poiché con le proprie conoscenze si può spesso affrontare una situazione difficile ed evitare gli errori del passato. Spero anche nei prossimi anni di partecipare ad attività del genere, per approfondire meglio un tema importante come questo.
Ilaria Mura per la classe 2 C.
Per la giornata della memoria (27 gennaio) siamo andati insieme alla professoressa Valentina Marras in una sala con delle panche che davanti avevano dei tavolini e una Lim. Vicino alla Lim c’erano alcuni oggetti che rappresentavano strumenti quotidiani usati dai prigionieri dei campi di concentramento. Davanti alla lavagna ci aspettava la signora Marcella, tecnico di laboratorio della nostra scuola, che gentilmente si è presentata e ci ha raccontato alcune parti del libro di Primo Levi: “Se questo è un uomo” ; ci ha parlato anche delle continue minacce con cui Liliana Segre è tutt’ora costretta a vivere ,avendo l’unica colpa di aver fatto sentire la sua voce a nome anche di tutti i prigionieri di quel campo della schiavitù e della morte. Ci ha detto anche che Primo Levi, grazie alla sua laurea in chimica, riuscì a salvarsi dalla morte agghiacciante a cui si andava incontro in quel campo. Egli non era solo un chimico ma anche uno scrittore che ci ha lasciato molteplici opere come: “Se questo è un uomo”, “La tregua”, “Storie naturali”, “Se non ora, quando?” E altre.
Gli ultimi due mesi in nel campo
Gli ultimi due mesi in quel campo insieme al suo amico Alberto e a tutti gli altri prigionieri, si soffriva molto la fame e si faceva di tutto per avere un tozzo di pane. Primo Levi ha testimoniato che rubava, rubava spesso, specialmente nel laboratorio in cui lavorava, però non ha mai rubato da uno dei suoi compagni, le sue parole sono queste: “Ero chimico, in uno stabilimento chimico, in un laboratorio chimico, e rubavo per mangiare”
Egli , lavorando in un laboratorio chimico ,provò in tutti i modi a creare cibo artificialmente, senza buoni risultati, finché non trovò dei barattoli senza etichetta, che rubò e portò al campo dal suo amico Alberto. Nel barattolo erano presenti dei cilindretti che servivano per creare accendini e, guarda caso , a fianco al loro campo c’era proprio un’industria di accendini. Loro scoprirono che scheggiando questi cilindretti avrebbero ottenuto delle pietrine ,utili per essere scambiate con l’industria, in cambio di pane. Così i due riuscirono a sopravvivere per i restanti due mesi di prigionia e lavoro forzato. Una frase molto toccante di Alberto fu: “Non bisogna scoraggiarsi mai perché è dannoso, quasi immorale, quasi indecente”
L’arrivo dei russi
Quando i russi iniziarono a bombardare il campo di concentramento di Auschwitz, i nazisti iniziarono la loro marcia della morte, ossia far camminare tutti i prigionieri per un lungo tratto di strada ,fino al decadimento per colpa della stanchezza. Chi era malato e non era in grado di camminare non andò, e tra questi c’era Primo Levi, il quale si era preso una brutta malattia; purtroppo Alberto andò e non tornò mai più. Dopo qualche giorno i russi liberarono i prigionieri rimasti nel campo perché malati, così Primo Levi si salvò la vita.
Il rientro in classe
Dopo quest’impeccabile esposizione, la gentile Marcella ci ha salutati, abbiamo fatto una foto di classe tutti insieme e alla fine siamo tornati in classe.
Giulia Lomuscio per la classe 1 C